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PORCILE......

Pubblicato il 24 gennaio, 2017
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PISTOIA - Dopo il successo di Locandiera B&B, che ha registrato al Manzoni di Pistoia in prima toscana quasi 2000 presenze nello scorso fine settimana, nuovo appuntamento teatrale di rango per Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017: dal 27 al 29 gennaio (ferieli ore 21, festivo ore 16) approda al Manzoni Porcile di Pasolini per la regia di Valerio Binasco, prodotto dalla Fondazione Teatro Metastasio di Prato, in coproduzione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e in collaborazione con Spoleto58 Festival dei 2Mondi.
Valerio Binasco, tra i registi italiani di maggior spicco, torna al Manzoni con un lavoro diversissimo dal suo gran successo comico della scorsa stagione (Sarto per signora), ma che ha avuto, al debutto al Festival di Spoleto e nella prima stagione di tournée, un riscontro di critica e di pubblico altrettanto ottimo. In scena un cast di livello composto da Valentina Banci, Francesco Borchi, Fulvio Cauteruccio, Pietro d’Elia, Elisa Cecilia Langone, Mauro Malinverno, Fabio Mascagni, Franco Ravera. Le scene sono di Lorenzo Banci, i costumi di Sandra Cardini, le musiche di Arturo Annecchino, luci Roberto Innocenti.
Per il ciclo “Il teatro si racconta”, la compagnia incontra il pubblico sabato 28 gennaio alle 17.30 a Lo Spazio di Via dell'Ospizio, conduce l'incontro Saverio Barsanti, direttore artistico dell'Associazione Teatrale Pistoiese.
Dramma in undici episodi scritto da Pasolini nel 1966 (e poi, nel 1969, trasposto nel film omonimo), Porcile racconta l'impossibilità di vivere secondo le proprie coordinate, i propri istinti, preservando l’intima natura di se stessi dal mondo cannibale.
"In Porcile la trama – spiega Binasco – si sviluppa nella Germania del dopo nazismo, nel momento in cui la borghesia, con il suo modo globalizzante di intendere la democrazia, ha preso il Potere e lo gestisce. Julian, figlio 'né ubbidiente né disubbidiente' di una coppia della borghesia tedesca, trova nel porcile paterno un amore 'diverso' e 'non naturale' che, tuttavia, lui riconosce come scintilla di 'vita pura'. La passione misteriosa che segna il personaggio fin dal suo ingresso diviene simbolo del disagio di chi non si riconosce nella società coeva, e si rifugia in qualcosa di istintuale ma segreto. Porcile non fa prigionieri. Condanna tutti, dal primo all'ultimo. Non c'è redenzione, non c'è possibilità di salvezza in questo mondo soggiogato in modo, oramai, antropologico. Non c'è speranza in questo porcile dove tutti mangiano tutto, dove il solo deve essere il tutto.”
Uno spettacolo tenero, con personaggi disperati e smarriti da scovare sotto le abili maschere e i trucchi letterari in cui li ha costretti Pasolini, non più portavoci dell’autore e nemmeno tipi sociali, ma semplicemente personaggi, cioè persone. L’approccio di Binasco a Pasolini è emotivo e antiaccademico. La scelta è quella di raccontare Porcile come una ‘storia’, senza concettualismi, attenuando e mettendo in secondo piano satira, metafora e stile e cercando ciò che di realistico e umanamente semplice Pasolini ha nascosto dentro alle sue scene, come se fosse una commedia quasi ‘normale’, con “qualcosa di molto naif e borghese come una trama”, che Binasco rende molto evidente, piena di profondità psicologica e, a tratti, anche commovente. Sorretto dalla suspense che lievita attorno al mistero di Julian, lo spettacolo procede in senso totalmente opposto allo straniamento e si concentra sul doloroso terzetto familiare, Julian, il padre e la madre e sulla giovane Ida, vera vittima della storia.
E Binasco rintraccia quello sguardo intimo in un tema che non è tra i topoi della poetica pasoliniana, come se fosse un problema inconfessabile: l’amore per il Padre. È un amore immaginario, una mancanza, un incontro disatteso, un’agnizione clamorosamente assente in tutta l’opera pasoliniana. Non ci sono quasi mai padri nelle sue opere, solo in teatro se ne intravedono due, in Porcile e in Affabulazione, e sono padri dentro a una tragedia, quella di non riuscire mai ad incontrare il figlio, non ne sono capaci e si struggono per questo. Una traccia, questa, che conduce in un territorio molto diverso da quello che potrebbe venir fuori da un quadro di Grosz.
Lo spettacolo è in prevendita alla Biglietteria del Teatro Manzoni (0573 991609 – 27112), on line su http://www.bigliettoveloce.it/new_spettacolo.aspx?id_show=4107 e www.boxol.it


La stagione 2016/2017 del Teatro Manzoni di Pistoia è realizzata con il sostegno di Unicoop Firenze
e Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia
www.teatridipistoia.it


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