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TUTTI A TEATRO

Pubblicato il 14 gennaio, 2018
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PISTOIA- Gli eventi più importanti del teatro pistoiese......
TEATRO MANZONI PISTOIA
stagione di prosa 2017/2018
da venerdì 19 a domenica 21 GENNAIO
(feriali ore 21, festivo ore 16)
MARITI E MOGLI
tratto dall’omonimo film di Woody Allen
traduzione Giorgio Mariuzzo
adattato e diretto da Monica Guerritore
con Monica Guerritore e Francesca Reggiani
e con Ferdinando Maddaloni, Cristian Giammarini
e Enzo Curcurù, Lucilla Mininno, Malvina Ruggiano, Angelo Zampieri
scene Giovanni Licheri, Alida Cappellini
costumi Valter Azzini
luci PaoIo Meglio

a.ArtistiAssociati
in collaborazione con Pierfrancesco Pisani, Parmaconcerti


IL TEATRO SI RACCONTA
INCONTRO CON LA COMPAGNIA
sabato 20 Gennaio ore 17,30
Biblioteca San Giorgio (Via Pertini - Pistoia)
conduce l'incontro Titti Giuliani Foti, giornalista, critico teatrale e responsabile Cultura e Spettacoli "La Nazione"
ingresso libero

Nella scrittura originale di Monica Guerritore tutto accade in una notte piena di pioggia, in un luogo che, con il passare delle ore, diventa una sala da ballo, una sala d'attesa, un ristorante, un luogo della mente dove gli otto protagonisti (mariti, mogli, amanti…) si ritrovano, come nelle parole di Allen, in un “girotondo di piccole anime che sempre insoddisfatte girano e girano intrappolate nell’insoddisfazione cronica di una banale vita borghese”.
Nelle simultaneità delle relazioni e degli intrecci clandestini, nelle rotture e nelle improvvise
riconciliazioni, nei vagheggiamenti a volte comicissimi a volte paradossali, si percepiscono le “piccole altezze degli esseri umani”, così familiari a Bergman, a Strindberg. E, nel perdersi in danze all'unisono, su musiche bellissime da Louis Armstrong a Etta James, Cechov e il tempo che intanto scivola via…

Prevendita 0573 991609 – 27112 www.teatridipistoia.it www.boxol.it


TEATRO COMUNALE LAMPORECCHIO

stagione di prosa 2017/2018
inaugurazione stagione

Venerdì 26 GENNAIO, ore 21
IL BACIO
di Ger Thijs
con Barbara De Rossi e Francesco Branchetti
regia Francesco Branchetti
musiche Pino Cangialosi
scene Alessandra Ricci
costumi Francesco Branchetti
Ass. Cult. Foxtrot Golf

IL BACIO di Ger Thijs è un testo profondamente intriso di umanità; è la storia di un incontro tra un uomo e una donna; una panchina, un bosco, dei sentieri, due vite segnate dall’infelicità, forse dalla paura ma che, in una sorta di magica “terra di mezzo”, arrivano a sfiorarsi, a toccarsi. Una donna che va alla ricerca del suo destino, un uomo che fa i conti con i suoi fallimenti e con la sua storia. La magia e i misteri di sentieri e di un bosco fa da sfondo all’incontro tra i due, la magia del mondo che li circonda ed una strana quiete che talvolta guadagna il suo “spazio” accompagnano l’avvicinarsi di queste due anime; dalla diffidenza iniziale, alle prime confidenze ad una complicità a tratti quasi struggente e intrisa di emozione, il tutto raccontato con una leggerezza di tocco, con una grazia che accompagna l’indagine psicologica dei personaggi e della nascita di un sentimento forse d’amore e ogni sfumatura, ogni battuta, diventa emozione condivisa, “batticuore” per tutti noi. In un paesaggio che evoca talvolta le stazioni di una Via Crucis dell’anima, tra i due nasce un sentimento magico, dove hanno spazio la leggerezza e il candore, il fraintendimento talvolta ma subito dopo la dolcezza e la tenerezza, la fragilità di due anime che fanno i conti con la propria vita e tutto sfocia in un sentimento struggente condiviso; l’amore è dietro l’angolo e i fantasmi e le paure a tratti si dileguano, per lasciare spazio ad un sogno vissuto in un'atmosfera magica a tratti apparentemente irreale... La regia intende restituire al testo la capacità d'indagare l'animo umano e le tortuose relazioni che abbiamo con noi stessi e poi con gli altri; speranze, sogni, fantasie, bisogni, ansie, paure, malesseri, malinconie, dolori, solitudini si confondono in una danza tenera e struggente che ci trascina nell'intimo e nel privato di un rapporto appena nato, di un incontro, di un amore forse. Scene e musiche, daranno un apporto fondamentale a questo viaggio nel mondo dei rapporti tra uomini e donne, nell'inconscio, nella psiche, di cui sono proiezioni.

Prevendita 333 9250172 - 0573 991609 – 27112 www.teatridipistoia.it www.boxol.it


TEATRO MANZONI PISTOIA

Stagione Sinfonica Promusica 2017/2018
Fondazione Pistoiese Promusica
Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia

Sabato 27 GENNAIO, ore 21
ORCHESTRA LEONORE – FONDAZIONE PROMUSICA PISTOIA
DANIELE GIORGI DIRETTORE
BAIBA SKRIDE VIOLINO
Claude Debussy, Petite Suite
Felix Mendelssohn, Concerto in Mi minore per violino e orchestra op. 64
Paolo Marzocchi, I quattro elementi
Ludwig van Beethoven, Sinfonia n. 4 in Si bemolle maggiore op. 60

Terzo appuntamento della Stagione Sinfonica Promusica con una violinista acclamata a livello mondiale: la lèttone Baiba Skride dopo la vittoria al Queen Elisabeth Competition nel 2001 ha suonato nelle più prestigiose sale da concerto, con le migliori orchestre e i più celebri direttori. Insieme all’Orchestra Leonore diretta da Daniele Giorgi sarà interprete del Concerto per violino di Felix Mendelssohn. Completa la prima parte del programma la Petite Suite di Claude Debussy, nella ricorrenza del centenario della morte.
La seconda parte si aprirà con “I quattro elementi”, brano di ispirazione Bachiana di Paolo Marzocchi, a cui seguirà la Quarta Sinfonia di Beethoven.

Prevendita: Biglietteria Teatro Manzoni 0573 991609 – 27112 on line su www.teatridipistoia.it e www.boxol.it Info: www.fondazionepromusica.it


TEATRO MANZONI PISTOIA

Progetto "A Scuola di Teatro" 2017/2018
martedì 30 e mercoledì 31 GENNAIO, ore 10.15 (per le scuole)

CASA DI BAMBOLA
di Henrik Ibsen
con Valentina Sperlì Roberto Valerio,
Michele Nani, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo
adattamento e regia Roberto Valerio
Scena Giorgio Gori – Costumi Lucia Mariani – Luci Emiliano Pona
produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale
con il sostegno di Regione Toscana, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

Quando nel 1879 Casa di bambola fu rappresentato per la prima volta, il dramma suscitò scandalo e polemica ovunque per la sua lettura come esempio di un femminismo estremo; tanto che in Germania Ibsen fu addirittura costretto a trovargli un nuovo finale, perché la protagonista si rifiutava di impersonare una madre da lei ritenuta snaturata.
Ma, al di là di ogni contenuto polemico, il dramma resta opera di una grande e complessa modernità, abitata da personaggi capaci di parlare ancora ai nostri contemporanei.
Partendo da una nuova e attenta rilettura di questo grande classico di fine '800, attraverso una riscrittura e rielaborazione scenica del testo, si approda così ad uno spettacolo dove il centro è “il dramma nudo”, spogliato di bellurie ottocentesche e convenzioni borghesi.
Casa di bambola (1879) è un testo complesso e seducente che restituisce molteplici e potenti suggestioni. È l’intreccio dialettico di una crisi, di una transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; è il ritratto espressionista (L’urlo di Munch è del 1893) di un disperato anelito alla libertà che crea però angoscia e smarrimento.
I personaggi si muovono in uno spazio scenografico spoglio/essenziale, sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità. Uno spazio onirico che trasfigura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo. Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale ed esistenziale popolato non da volti ma da maschere che si apprestano a inscenare un dramma della finzione.
Madre di tre figli piccoli, Nora è sposata da otto anni con l'avvocato Torvald Helmer, che la considera alla stregua di un grazioso e vivace animale domestico. E lei 'sembra' felice in questa sua gabbia familiare. Entrambi vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi intrappolati in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati: lei consapevolmente confusa , lui ignaro e sentimentalmente analfabeta.
Alberga in Nora la consapevolezza repressa di essere stata costretta dal padre e dal marito a vivere nel sortilegio dell’infantilismo e dell’inettitudine. Ma quell’embrionale pallido incosciente rancore svanisce di fronte all’ideale di perfezione a cui ha ancorato l’immagine di Helmer; e così, la relazione tra i due è viziata dalla reificazione e dall’abuso, percepibile nel sottile confine che separa l’oltraggio dal gioco, l’acquiescenza dalla complicità, l’oppressione dalla devozione.
Nora forse non possiede gli strumenti per sottrarsi ai vincoli che la tengono in scacco e le impediscono di evolvere come individuo pienamente cosciente, autonomo, capace attraverso le armi della critica di esercitare pienamente il proprio libero pensiero e incamminarsi sulla strada che conduce all’autodeterminazione (a differenza delle altre due figure femminili create da Ibsen negli anni seguenti: Hedda Gabler e Ellida de La donna del mare).
Ma Nora è senz’altro attraversata, trafitta, tormentata dai germi della ribellione. Nora vuole naufragare. Vuole abbandonarsi nell’oceano infinito del possibile; quel brodo primordiale, quel tutto indefinito e molteplice, creatore di ogni cosa, soffio inquieto e vitale: la libertà. Suggestione vagheggiata, sognata, desiderata ma non agita. Che irrompe con forza crescente nella coscienza di Nora spingendola a intraprendere un cammino doloroso e pieno di insidie verso la maturità.
Ma Nora come la fenice risorgerà dalle sue ceneri e spiccherà il volo verso la felicità? O il solo concetto del tramonto segnerà simbolicamente il suo orizzonte esistenziale? Sarà capace di sopravvivere alla distruzione di quel mondo che nonostante tutto l’ha cullata in acque rassicuranti e arenata in paradisi artificiali? Non sappiamo cosa ne sarà di Nora. Non sappiamo se sarà davvero capace di accogliere pienamente il cambiamento avvenuto dentro di lei per rifondarsi in una nuova esistenza.
Non ci è dato saperlo. La portata tragicamente attuale di Casa di bambola si declina forse nell’ambiguità del finale. Solo immaginandoci Nora come una donna che vive, pensa, agisce nel nostro tempo presente, possiamo forse investire Casa di bambola di un significato ultimo che non tradisce il testo ma che è capace di parlare a un pubblico contemporaneo. (Roberto Valerio)


PICCOLO TEATRO MAURO BOLOGNINI PISTOIA

Piccolo Sipario. A teatro con la scuola e la famiglia 2017/2018
Martedì 30 e Mercoledì 31 Gennaio ore 10 (per le scuole)
LA REGINA DELLE NEVI
Battaglia finale
di Renzo Boldrini e Michelangelo Campanale
regia Michelangelo Campanale
con Alice Bachi
Giallo Mare Minimal Teatro

(fascia d’età indicata: 7 – 11 anni)

La celeberrima fiaba La Regina delle Nevi di Andersen inizia con la fabbricazione, da parte di un demone, di uno specchio incantato capace di modificare la realtà che riproduce, ingannando così lo sguardo degli uomini. Lo spettacolo usa metaforicamente questo "incipit" narrativo dello specchio incantato per dare vita ad un nuovo testo costruito con due storie che si riflettono l'un l'altra e che costantemente s'intrecciano fra loro durante il percorso della rappresentazione.
Lo spettacolo infatti utilizza l'evocazione di alcuni dei personaggi e degli avvenimenti più significativi della storia di Andersen come specchio per dare forma, origine, alla storia di Margherita. Una ragazza che, proprio come accade a Gerda, che insieme a Kay forma la coppia dei due bambini protagonisti della favola di Andersen, deve affrontare numerose prove. Perché i suoi desideri si avverino, Margherita, dovrà affrontare un viaggio, propiziato da un suo sogno, che la condurrà alla casa della Nonna, dove da bambina, insieme al suo amico del cuore Giacomo, ascoltava La Regina delle Nevi, la loro fiaba preferita.
In quella vecchia e mai dimenticata casa, Margherita, per vincere finalmente le sue paure ed incertezze e guadagnarsi un concreto lieto fine, evoca, s'immerge e gioca, fra realtà ed immaginazione, con la storia della Regina delle Nevi e affronta le pericolose prove che l'attraversamento della storia le pone davanti.
Lo spettacolo moltiplica, quindi, i piani narrativi creando un viaggio, simbolico e ludico fuori e dentro la fiaba, compiuto da una giovane ragazza che vuole diventare davvero "grande”, ma senza, per questo, perdere il suo cuore di bambina. Un viaggio nel tempo inteso soprattutto come spazio emotivo, che si può variamente misurare.
Lo spettacolo trova nell'oggetto simbolo di questa storia di Andersen, lo specchio incantato, che moltiplica e trasforma la realtà, un aggancio simbolico molto forte con l’immaginario dei più giovani. Si pensi infatti all’utilizzo continuo che i ragazzi fanno degli infiniti specchi/schermi con i quali, i nativi digitali, formano il loro alfabeto comunicativo in cui il confine fra reale e virtuale è sempre più labile. Un aspetto che la messa in scena intende sottolineare, utilizzando come tradizione compositiva della compagnia, un originale rapporto fra gioco attoriale e uso di oggetti ed ambienti videoproiettati.

Info e prenotazioni 0573 991607



TEATRO YVES MONTAND MONSUMMANO TERME

A teatro con la scuola e la famiglia 2017/2018
Domenica 28 Gennaio, ore 16 (per le famiglie)
Lunedì 29 Gennaio ore 10 (per le scuole)

IL PIFFERAIO MAGICO
di e con Rossana Gay e Tommaso Taddei
maschere Isabella Staino
luci e suoni Antonella Colella
GOGMAGOG/Giallo Mare Minimal Teatro
(fascia d’età indicata: 4-11 anni)

Sabato 27 gennaio alle ore 16 "Montand for Kids" laboratorio ludico-didattico "Un suono incantevole" a cura della Cooperativa Giodò (bambini 5-11 anni): prenotazioni 3208034671 giodocoop@gmail.com

Lo spettacolo, ispirato alla famosa fiaba del pifferaio di Hamelin, nasce da una leggenda popolare tedesca. Si racconta di un suonatore di piffero che, su richiesta del borgomastro, allontana dalla città di Hamelin i topi al suono del suo strumento. Quando la cittadinanza rifiuta di pagarlo per l'opera, questi si vendica ammaliando i bambini del borgo al suono del piffero e portandoli via con sé per sempre. La fiaba, nota in varie versioni, dall'Ottocento ad oggi ha acquisito dignità letteraria grazie alle rielaborazioni di vari scrittori tra cui l'inglese Robert Browning, Goethe, i fratelli Grimm, Michael Ende, Bertolt Brecht.
Un’attrice ed un attore guidano il pubblico all'interno della storia attraverso una messa in scena divertente nella quale la musica del pifferaio diventa un invito all'ascolto, all'armonia, alla fantasia e alla condivisione contrapponendosi all'avidità, alla falsità e all'egoismo del borgomastro e dei cittadini di Hamelin. I due strampalati e clowneschi protagonisti ripercorrono la fiaba, spesso accompagnati dalla musica sinfonica, affrontando ostacoli, equivoci e gags fino ad un inaspettato lieto fine.
Il lavoro nasce dalla fruttuosa collaborazione tra la Compagnia Gogmagog, Giallo Mare Minimal Teatro e l’Orchestra sinfonica “G. Verdi” di Milano; tra i suoi intenti, quello di avvicinare i bambini alla comprensione della musica attraverso il linguaggio del teatro.


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