Mesenotizie la voce delle province

PISTOIA - Si avvicina il 25 aprile e fioriscono le iniziative per riflettere, festeggiare e condividere la Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Tra le prime iniziative e sicuramente la meno istituzionale, c’è stato un convegno promosso da Centro di Documentazione di Pistoia, Centro Filippo Buonarroti Toscana e Archivio Storico Il Sessantotto, volto ad esplorare quella parte del mondo della resistenza che nel dopoguerra, per le dinamiche internazionali e della politica nazionale fu messa in silenzio dalle forze maggiori. E allora, quattro relatori, davanti ad un Auditorium Terzani con molta più gente del previsto, hanno portato il loro contributo di conoscenza sui gruppi minori presenti nella Resistenza; Lampronti dell’Archivio Il Sessantotto di Firenze, ha illustrato la presenza dei comunisti dissidenti e antistalinisti ma anche di coloro che non riuscivano ad entrare in contatto con il PCI e formarono gruppi minori comunque ispirati dall’adesione a quegli ideali, come Bandiera Rossa a Roma – che, in realtà, aveva una dimensione maggiore dello stesso PCI in città – e Stella Rossa a Torino e altri ancora nell’Italia sia del Sud che del Centro; Ilic Aiardi, coautore di un corposo volume sulla Resistenza a Pistoia, ha portato un originale contributo su Silvano Fedi (“di cui si è discusso ancora poco e poco si conosce”), mentre Roberto Aiardi ha parlato del contributo degli anarchici e dei libertari pistoiesi al movimento di resistenza, armata e non solo e Mauro Parri, collaboratore della Biblioteca Franco Serantini di Pisa ha dissertato sul rapporto tra la Resistenza antifascista, le sue organizzazioni e il nascente sistema democratico con i suoi, diversi, collegamenti internazionali. Interessanti le domande di alcuni giovani presenti, anche se aleggiava in sala una domanda poi, esposta ma a cui non si poteva rispondere per mancanza di tempo: “perché di questo mondo minore ma presente e attivo nelle varie forme di resistenza antifascista nel ventennio e nella guerra partigiana, solo da pochi anni si comincia ad avere conoscenza?” Forse si dovrebbe dedicare un convegno specifico a questa domanda.


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