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"A SCUOLA DI TEATRO"

Pubblicato il 04 aprile, 2017
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PISTOIA - Ultimo appuntamento con “A scuola di Teatro” per oltre 800 studenti delle scuole medie superiori al Teatro Manzoni di Pistoia, per Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017, martedì 4 e mercoledì 5 aprile (ore 10.15) con L'APPARENZA INGANNA di Thomas Bernhard, lo spettacolo coprodotto dall'ATP e dalla Compagnia Lombardi-Tiezzi. Già realizzato con successo una quindicina di anni fa da Federico Tiezzi (Premio Ubu 2000 per la miglior regia), tra i massimi registi italiani (vincitore dello stesso premio 2016 per il recente Calderón di Pasolini), lo spettacolo ritorna dunque al Manzoni dopo le tappe in importanti teatri italiani, tra cui l'India a Roma e il Franco Parenti a Milano. Protagonisti due grandi attori, Sandro Lombardi (che firma anche la drammaturgia) e Massimo Verdastro, dei quali il pubblico potrà ammirare l'altissimo magistero interpretativo e lo straordinario affiatamento. Le scene sono di Gregorio Zurla, i costumi di Giovanna Buzzi. Così il critico Rodolfo Di Giammarco su “La Repubblica”: “La messinscena di Federico Tiezzi ha fatto leva su un rigoroso, capillare, e quasi maniacale trionfo viscontiano dei dettagli, armadi a specchio, mobilia d' epoca, collezioni di scarpe, tutt'uno con le estreme nitidezze interpretative.(...) Grande elogio del non detto, della pietà coltivata in solitudine. Memorabili i protagonisti, affaccendati con forbicette e pillole, tra Mozart e music hall austriaco che Tiezzi elargisce con delicatezza infelice e surreale”. Siamo nella settimana tra Natale e Capodanno. In un appartamento di Vienna, disseminato di vecchie fotografie, tra scomodi mobili demodé ricolmi di abiti e scarpe, un anziano signore in pigiama striscia sul pavimento alla ricerca della sua limetta per le unghie. Così Thomas Bernhard, drammaturgo austriaco fra i maggiori della cultura mitteleuropea del secolo scorso, inizia L’apparenza inganna (1983). Il vecchio signore è Karl, che attende la visita di suo fratello Robert. Sono entrambi anziani. Sono stati l’uno giocoliere, l’altro attore. Adesso sono in pensione. Si fanno visita regolarmente ogni martedì e ogni giovedì. Il martedì è Robert che va da Karl, il giovedì Karl rende la visita a Robert. Costruito secondo un procedimento di alternanza tra monologhi e dialoghi, L’apparenza inganna racconta due solitudini: atroci, dolorose, ma anche ridicole e beffarde. Il terzo polo della situazione è Mathilde, la defunta moglie di Karl. Il nucleo oscuro del contrasto è legato al testamento di Mathilde che non ha lasciato la casetta dei week-end al marito, bensì al cognato Robert. Da questo spunto si innesca un meccanismo a catena che porta i due a escogitare ogni possibile pretesto per soddisfare quelli che sembrano essere, con definizione beckettiana, i bisogni del tormento: piccoli dispetti, contraddizioni, ricordi di infanzie e adolescenze conflittuali. «A me gli attori / hanno sempre interessato / quelli notevoli», dice Karl a Robert. Anche a Bernhard hanno sempre interessato gli attori e questo emerge splendidamente dalla tessitura di una scrittura drammaturgica consapevole quanto poche delle possibilità, delle psicologie, delle amarezze, degli slanci e delle euforie degli attori. E agli attori Bernhard offre anche con questo testo un combustibile straordinario. In due situazioni di speculare claustrofobia, nell’orizzonte limitato di una terra desolata dello spirito, è sorprendente l’ampiezza di registri e di stati d’animo, di sfumature e di invenzioni che il geniale drammaturgo austriaco offre ai suoi due personaggi. Con uno stile asciutto e acido, Bernhard sciorina tutta una collezione di sofferenze e rancori, richieste di aiuto mascherate da aggressioni, insulti che nascondono disperate richieste di aiuto, con il paradossale risultato di raggiungere una sinistra, corrosiva comicità.


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