Mesenotizie la voce delle province

AREZZO - L'allarme lanciato da Massimo Gervasi dell'Associazione delle Partite IVA APIT ITALIA.
“Avremo pensioni molto più basse di quelle che avrebbero preso i nostri genitori o i nostri nonni. La causa è indubbiamente legata al sistema di calcolo retributivo che sostituisce quello contributivo, che ad oggi sarebbe stato più proporzionale. Praticamente il sistema pensionistico italiano è a ripartizione, ciò vuol dire che oggi chi lavora sta pagando con i propri contributi chi adesso è in pensione. È quindi importante smentire quella credenza popolare che i contributi versati siano un fondo per la propria pensione.
In Italia i contributi vengono utilizzati nell'immediato per pagare le pensioni. In altri paesi i contributi rappresentano un fondo di investimento che poi verrà utilizzato per pagare le pensioni ma che nel frattempo hanno prodotto maggiore liquidità; diventando così una specie di pensione integrativa.

Le previsioni per i futuri pensionati sono allarmanti.
Il costo per le pensioni nel 2021 è stato di 286,3 miliardi, nel 2025 saranno 355 miliardi. Di questo passo sarà impossibile pagare tutte le pensioni; almeno ché non raddoppino le tasse.
Secondo le previsioni INPS, nel 2046, la differenza tra i contributi versati e le pensioni da pagare, sarà di 200 miliardi.
Le statistiche e le previsioni tengono conto di un numero sempre più crescente di anziani, del calo delle nascite e della minore forza lavoro.
Fanno poi riflettere certi numeri pubblicati dall' INPS: in Italia ci sono 16 milioni di pensionati che prendono 23 milioni di pensioni, questo poiché molte persone, in Italia, ricevono più pensioni contemporaneamente. Nel contempo, in Italia, le persone in attività sono 23 milioni, quindi, per ogni persona che lavora si paga una pensione.
Altri numeri che aiutano a comprendere cosa provoca squilibrio e deficit: circa il 45% delle pensioni che si pagano in Italia sono assistenziali e tendenzialmente in aumento. Naturalmente la vera discriminante è rappresentata dai nostri amici politici: Pensioni cumulabili, vitalizi, agevolazioni, contributi figurativi. Tra questi anche le tante migliaia di Consiglieri Regionali ai quali è stato concesso di maturare la pensione ordinaria da normale cittadino, oltre al vitalizio.
Tra i pensionati d'oro più eclatanti, ricordiamo: Clemente Mastella che per un anno di lavoro in RAI (1976), oggi prende anche una pensione come giornalista. Lamberto Dini con una maxipensione di 50 milioni di lire al mese. Le 5 pensioni d'oro di Carlo Ripa di Meana: Deputato, Commissario Europeo, Europarlamentare, Consigliere Regionale Lombardia, Consigliere Regionale Umbria. Matteo Messina Denaro credo invece rappresenti il pensionato simbolo, con il suo trattamento di disoccupazione, di quello che oggi è un sistema socio-economico-politico poco cristallino e senza chiari obiettivi”.

Le soluzioni proposte da Gervasi
“Si potrebbe lavorare verso una prospettiva futura che garantisca a tutti i lavoratori una meritata pensione. È necessario incentivare ed agevolare il lavoro: abbattere il Cuneo fiscale, aumentare il salario minimo, eliminare le pensioni d'oro e quelle cumulative; ma soprattutto ristrutturare il palazzo INPS i cui sprechi insieme a quelli della Pubblica Amministrazione ammontano a più di 500 miliardi. Investire i contributi dei lavoratori su fondi garantiti.
Naturalmente nessun Governo ha il coraggio di riformare tutto il sistema pensionistico, essendo che lo stesso rappresenta il motore elettorale più importante.
È difficile tagliare il ramo su cui si è seduti”.


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