Ultimo Aggiornamento sul sito 08/06/2025 04:44
Mesenotizie la voce delle province
PISTOIA - I dati della 30ma edizione del Rapporto ecosistema Urbano di Legambiente sono lì, impietosi, a dirci che la città di Pistoia è ultima tra i capoluoghi di provincia toscani; in pratica si vive male. "Trovo ridicolo chi sottolinea che dal 95° posto si passa al 92° in graduatoria" afferma il segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Pistoia, Ivano Bechini "I dati sui parametri più significativi segnalano che Pistoia è ultima in Toscana su tutto. E la città autoproclamata "città degli alberi" è messa male anche nel verde urbano, non solo rispetto ai capoluoghi toscani ma anche a livello nazionale. Clamoroso il dato (già segnalato da noi di Rifondazione Comunista) della fallimentare strategia della raccolta dei rifiuti." E continua il segretario provinciale dei Comunisti con una accusa precisa nei confronti degli amministratori locali: "Dire e scrivere frasi autoconsolatorie, non solleva i responsabili di tutto questo; la destra e i suoi amministratori: governano ormai da quasi 7 anni Pistoia e vari Comuni della provincia e governano male. Sui temi centrali di questa classifica emerge con chiarezza la sostanziale incapacità di dirigere una macchina comunale ormai allo sbando e che vive – quando va bene – alla giornata e l'incapacità di dare risposte vere ai bisogni dei cittadini: clamoroso il recente No alla richiesta di Referendum sulla Multiutility. Il dramma per i pistoiesi è che il P.D., che propone altre privatizzazioni e in pratica le stesse soluzioni della destra, non ha niente di programmaticamente alternativo. Per questo ribadiamo la necessità di costruire in tempi rapidi una alternativa di sinistra, inclusiva, un terzo polo – laico, progressista, ambientalista – che proponga una visione del territorio e della città dove i servizi pubblici sono garantiti non solo in centro città ma anche in periferia e nelle frazioni, dove la Cultura ha un ruolo vero nella formazione di una coscienza cittadina, dove la possibilità di partecipazione alla cosa pubblica è garantita certo dalle tecnologie ma anche da quella che vorremmo fosse una casa di vetro, dove l'ambiente "naturale" e l'ambiente "costruito" abbiano un equilibrio che permetta l'uso delle risorse locali senza per questo dissipare il capitale naturale che ancora resta e che è di tutti, cioè un bene comune, dove non si vendono ai privati e alla finanza i servizi essenziali per i cittadini. Sono queste le condizioni per la riappropriazione delle scelte collettive sui territori, il ripristino dei beni comuni, il ritorno all'interno del lavoro pubblico dei servizi appaltati ed esternalizzati. Per vedere risorgere una città e un territorio penalizzati dalla ormai evidente incapacità di visione e di governo della destra."
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