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TOSCANA - “Parità di Genere nelle imprese: Crescita, Innovazione e Valore”. Con questo incipit si è aperta l’iniziativa organizzata da CNA Toscana Centro e CNA Impresa Donna che hanno deciso di affrontare, con imprenditrici, imprenditori e ospiti istituzionali, il tema della parità di genere nelle aziende e non solo, con l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne nel mondo del lavoro, informare sulle opportunità legate alla certificazione della parità di genere, condividere best practice ed esperienze e diffondere una cultura più equa e rispettosa.

Tante le ospiti e gli intervenuti all’evento: Mariella Triolo (Presid. CNA Impresa Donna Nazionale), Monica Turini (Presid. CNA Impresa Donna Toscana), Chiara Pasquali (Presid. CNA Impresa Donna Toscana Centro), Patrizia Elisabetta Benelli (Presid. Comitato Imprenditoria Femminile CCIAA PT-PO), Silvia Cerbino (avvocato civilista), Sara Gepponi (geometra), Federica Romagna (carreer coach), Leonardo Fabbri (titolare impresa Elfi srl) e Claudio Bettazzi Presidente CNA Toscana Centro. Presente anche la Presidente della CCIAA Dalila Mazzi.

A moderare il dibattito sono state Cinzia Grassi, Direttore CNA Toscana Centro e la Coordinatrice di CNA Impresa Donna Toscana Centro, Giada Lenzi.

In Toscana - ha reso noto il Comitato Impresa Donna CNA nazionale, regionale e territoriale – le donne hanno 13 punti percentuali in meno sul mercato occupazionale rispetto agli uomini. Spesso sono impiegate part time e in settori mediamente a bassa retribuzione: guadagnano meno ma sono più istruite e vantano maggiori e migliori titoli di istruzione rispetto agli uomini. Eppure si vedono costrette a dedicare più tempo al lavoro domestico e questo incide sul percorso di carriera e sul benessere soggettivo, sono quindi più esposwte a stress e a condizioni di fragilità.

In Italia, le aziende certificate per la parità di genere sono passate da circa 1.000 nel 2023 a oltre 6.800 a marzo 2025, grazie al sostegno del PNRR e alla normativa introdotta con la Legge n. 162/2021. E proprio la Camera di Commercio di Pistoia-Prato nell’aprile scorso ha lanciato un'indagine online per valutare lo stato della parità di genere nelle imprese locali. Il questionario esplorerà 6 aree chiave: cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita e inclusione, equità retributiva e conciliazione vita-lavoro.

Come sottolineato dalla Presidente di CNA Impresa Donna, Chiara Pasquali – che nell’occasione è stata riconfermata alla guida del raggruppamento Impresa Donna per il prossimo quadriennio – «La parità di genere non è solo un principio etico o un bollino da utilizzare ma rappresenta una responsabilità e una leva strategica per la crescita e l'innovazione delle nostre imprese. Come CNA Toscana Centro Impresa Donna, ci impegniamo a promuovere una cultura d'impresa inclusiva, che valorizzi il talento femminile, equità e garantisca pari opportunità. La certificazione di parità di genere rappresenta un passo concreto in questa direzione, offrendo vantaggi tangibili alle aziende e contribuendo allo sviluppo sostenibile del nostro territorio. L'impegno sulla parità di genere e la certificazione non deve essere solo un riconoscimento formale, ma un passo concreto verso un ambiente lavorativo più equo, che beneficia non solo le donne, ma l'intera comunità imprenditoriale.»

Non per niente, ha precisato il Direttore di CNA Toscana Centro Cinzia Grassi, “l'impegno di CNA verso le imprese e il territorio per promuovere un ambiente di lavoro più inclusivo e paritario ha radici lontane nel tempo e noi stiamo investendo attivamente in un percorso strutturato verso la certificazione per la parità di genere, in linea con la UNI/PdR 125:2022. L’associazione vuole infatti promuovere una cultura organizzativa inclusiva, valorizzando le diversità e garantendo pari opportunità in ambito professionale. A supporto di questo impegno, è stato già avviato un percorso di formazione specifica per un gruppo di dipendenti su tematiche collegate alla certificazione e parità di genere come: creare una cultura aziendale inclusiva, quali sono le normative di riferimento, i KPI della certificazione, linguaggio non discriminatorio e prevenzione dei bias. Questo percorso non solo rafforza la coerenza interna con i valori fondanti dell’associazione, ma rappresenta anche un modello virtuoso verso una cultura di genere più equa”.

Come è emerso dai tanti interventi, tuttavia, la diffusione della certificazione della parità di genere è ancora limitata , nonostante l'incremento delle certificazioni e considerando che in Italia ci sono circa 4 milioni di organizzazioni, di cui il 90% con meno di 10 dipendenti. Eppure, oltre all’importante evoluzione culturale ed etica, sono tanti i vantaggi che un’impresa può ottenere tramite la certificazione come, ad esempio, il miglioramento delle condizioni lavorative (favorendo la protezione della genitorialità e la conciliazione tra vita professionale e personale), l’adozione di misure che riducono le disparità salariali tra uomo e donna, oppure sgravi contributivi (riduzione dell'1% sui contributi previdenziali, fino a un massimo di 50.000 euro annui), premialità negli appalti pubblici (aumento dei punteggi nelle gare d'appalto e riduzione del 20% sulle garanzie richieste), miglior punteggio premiale per l’accesso a finanziamenti pubblici. Per non parlare poi del miglioramento dell’immagine aziendale e del fatto che le aziende inclusive attraggono e trattengono più facilmente professionisti qualificati.

“Promuovere ambienti di lavoro inclusivi, giusti e rispettosi dei diritti delle persone quindi non è solo una responsabilità etica – ha concluso il Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi - ma è anche una leva strategica per l’innovazione e la competitività. La valorizzazione delle diversità, in particolare quella di genere, contribuisce a creare organizzazioni più resilienti, capaci di rispondere alle sfide globali con soluzioni più efficaci. Le imprese che integrano questi principi nei propri modelli operativi dimostrano una visione moderna e sostenibile, capace di generare valore a lungo termine per tutti gli stakeholder”.


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