Pubblicato il 07 maggio, 2023
PESCIA – Tutta la città è accorsa per dare il bentornato alla Madonna del Baldacchino, la splendida tela di Raffaello Sanzio che, 325 anni dopo essere stata acquistata da Ferdinando De’ Medici ed essere stata trasferita a Palazzo Pitti, è tornata in città, grazie all’impegno congiunto delle Gallerie degli Uffizi e della Diocesi di Pescia, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e la collaborazione dell’amministrazione comunale.
Da sabato il capolavoro è tornato in quella che era la sua sede naturale, la Cappella Turini, nella Cattedrale, riprendendo possesso di uno spazio che era stato pensato proprio per ospitarla, e dove era stato sostituito, due anni dopo lo spostamento, da una copia appositamente realizzata da Pier Dandini, sicuramente di gran pregio, ma lontana dal fascino e dal valore artistico, culturale, spirituale, della tela di Raffaello.
Baldassarre Turini, già vescovo e mecenate, fu datario e nunzio apostolico sotto i pontefici Leone X e Clemente VII, entrambi espressione della famiglia De’ Medici; amico personale ed esecutore testamentario dell’artista di Urbino, alla sua scomparsa, avvenuta quando aveva solo 37 anni, fece portare l’opera in città, per posizionarla nella Chiesa dei Santi Maria Assunta in Cielo e Giovanni Battista, in quello che poi divenne il suo mausoleo, dove giaccio anche le spoglie mortali di un vescovo amatissimo in città come monsignor Angelo Simonetti.
Alla cerimonia di inaugurazione, sabato mattina, hanno preso parte rappresentanti delle istituzioni di tutta la Valdinievole, del mondo dell’associazionismo e del terzo settore, della scuola; nell’ambito dell’iniziativa Uffizi Diffusi, la Madonna con Baldacchino rimarrà a Pescia per i prossimi tre mesi, fino al 30 luglio, anche se sono in atto tentativi per prolungare di almeno altri due mesi la sua permanenza in città.
A fare gli onori di casa, il Vescovo monsignor Roberto Filippini, seguito dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, dal governatore Eugenio Giani, da Lorenzo Zogheri, presidente della Fondazione Caript, dai rappresentanti della Sovrintendenza dei Beni Culturali, e dal sindaco Oreste Giurlani; in chiusura, monsignor Filippini ha chiuso l’incontro con un’Ave Maria.
“È un momento commovente- ci ha detto il Vescovo –vorrei usare questo aggettivo perché è ciò che sento, che vivo, fin da venerdì, quando è giunta la tavola di Raffaello. Un momento che ci permette di ripercorrere la nostra storia, di vivere la bellezza della nostra Cattedrale, dei suoi tesori d’arte, anche considerandoli come segni e strumenti di esperienze profonde religiose. La loro bellezza ci fa intravedere la bellezza del Signore, la bellezza del suo Paradiso”.
Parlando nel suo intervento ha fatto riferimento al fatto che l’idea, in origine, era venuta al suo predecessore, monsignor Giovanni De Vivo.
“Si. So che insieme ad alcuni avevano già sognato di portare la tavola di nuovo in Cattedrale; a quel tempo, però, ci fu risposto che nemmeno al Quirinale era stato concesso. Era una cosa impensabile. Grazie al cielo, invece, ora ci siamo riusciti”.