Mesenotizie la voce delle province

BUGGIANO – Si conoscono e sono amici da sempre: hanno giocato nella stessa squadra di calcio, sono stati compagni di classe fin dalle elementari, adesso, sempre insieme, Giulio Necciai e Alessandro Davini fanno musica.
Hanno formato una band, I GIOVANI HOLDEN, con la quale, affiancati da Niccolò Mariotti, basso e chitarra, e Tommaso Brozzu, batteria, propongono un repertorio di brani inediti, scritti e arrangiati da loro stessi.
E da pochi giorni sono sbarcati sulle principali piattaforme, in particolare su Spotify e YouTube, con il loro primo singolo, AMAROROSÈ, registrato all’Ox – Centro Giovani.
“Questa non è che la prima traccia di quello che sarà il nostro prossimo concept album- spiega Necciai, che nella band suona le tastiere –si intitolerà ‘Metaverso’, parla di un ragazzo e una ragazza che stanno insieme, sembra che non manchi loro niente. Fino a quando, però, lei inizia a farsi delle domande. Nonostante abbia tutto, si sente un vuoto dentro, un vuoto che appare incolmabile. Si rinchiude in sé stessa, si chiude in casa. Anche lui, conseguentemente, si chiude, creandosi un mondo a sé stante, il metaverso”.
“Il metaverso è una realtà parallela- aggiunge Davini, chitarra e voce dei Giovani Holden –in cui il giovane si circonda di piaceri artificiali. Un universo popolato solo da ricordi piacevoli, una realtà alternativa, in cui non esistono dolore e sofferenza; un po’ come il mondo dei social, nel quale troviamo e mostriamo solo gli aspetti positivi”.
La band esiste, ormai, da tre anni: un’esperienza artistica fra amici iniziata per divertimento, che per divertimento Davini e Necciai, insieme a Brozzu e Mariotti, continuano a portare avanti.
“La nostra è una proposta pop- spiegano i due fondatori della band –nei nostri pezzi cerchiamo di costruire degli arrangiamenti un po’ più ricercati”.
I temi che affrontano nelle loro canzoni sono importanti; come nel caso di FIGHT CLUB-IL PROCESSO, il prossimo singolo che sarà pubblicato in dicembre, e non fa parte del concept album
“Il testo è composto da frasi aforistiche legate assieme- spiega Necciai –L’ispirazione ci è arrivata sia dalla visione del film di David Fincher che dalla lettura de Il processo, di Franz Kafka”.
“Ad esempio, c’è un verso, ‘ognuno decide di essere sotto processo’- prosegue Davini –riprende un passaggio del libro, che racconta di un uomo che, per tutta la vita, attende il proprio processo di fronte alle porte del giudizio, con le guardie che non gli permettono di entrare. Arrivato in punto di morte, che ‘perché non mi avete fatto entrare?’, e la guardia gli risponde ‘’perché non lo hai mai chiesto’”.
“Insomma- conclude Necciai –il modo di vivere la vita, il nostro sentirci assediati, spesso non è che una nostra scelta”.


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