Pubblicato il 13 maggio, 2023
FIRENZE – È appena arrivato sugli scaffali di tutte le librerie d’Italia ‘Filippo Brunelleschi’, graphic novel pubblicato dalla fiorentina Kleiner Flug, nella collana Prodigi fra le nuvole, testi di Marco Cei, fiorentino di Lastra a Signa, disegni e colori del bolognese Luca Bulgheroni.
Nel XV secolo Firenze fa da testimone a un'amicizia, tradita per denaro, che lancerà una grande sfida tra i due artisti più famosi del tempo; la posta in gioco è la possibilità di costruire un'opera considerata impossibile da tutti.
Il protagonista di questa storia, Filippo Brunelleschi (1377-1446), è considerato il più grande genio artistico del suo tempo; ha lanciato un nuovo modo di pensare l'arte, la scienza e l'esistenza umana: il Rinascimento.
“Non è proprio una cosa nuova, la sceneggiatura era stata scritta già da tempo- ci spiega Marco Cei –poi è rimasto fermo, lo hanno approcciato diversi disegnatori, fin quando non abbiamo incontrato Luca Bulgheroni, che lo ha portato a termine. È nato tutto quando ancora facevo il corso alla Scuola, e conobbi Alessio d’Uva. A una presentazione disse ‘ci sono tante cose da raccontare; ad esempio, come ha fatto Brunelleschi a fare la cupola? Mi piacerebbe saperlo’. E io, da studente del corso di sceneggiatura, scrissi quella storia, che ora è uscita. Non si parla, naturalmente, solo dei segreti della cupola del Duomo, di come questo genio maledetto sia riuscito a fare quel capolavoro che è tutt’ora sotto i nostri occhi, ma leggendo, documentandomi, leggendo la biografia scritta dall’americano Ross King. Raccontava questa storia molto interessante, piena di aneddoti; l’accesa amicizia e rivalità col Ghiberti è la trama su cui ho costruito la storia. Vincono il concorso per il Battistero ex aequo, anche se il Ghiberti bara facendo cambiare idea al Brunelleschi sull’opera da fare, per farne una peggiore della sua, e poi facendo lui quella che voleva proporre, il Sacrificio di Isacco. Da questa amicizia tradita, anni dopo, i due si ritrovano a essere i capomastri congiuntamente, al lavoro sulla Cupola, e Ghiberti, pur non facendo praticamente nulla, perché il lavoro era frutto dei piani del Brunelleschi, gli si mette di traverso, perché per l’antica rivalità mai sopita vuole essere lui l’unico capomastro. Il Brunelleschi vuole la stessa cosa. Quindi, Ghiberti e questo Da Prato, il suo sodale, cercano di ostacolare Filippo in tutti i momenti della lavorazione, fin quando non si ricorda di avere delle qualità essenziali. Nessuno lo sa, ma Brunelleschi, probabilmente, è stato l’inventore delle zingarate: c’è un testo teatrale, la Novella del grasso legnaiuolo, che ebbi la fortuna di vedere interpretato da Carlo Monni, con la regia di Andrea Bruno Savelli, che è stato scritto dal Brunelleschi. È la storia di uno scherzo gobbo che tira a un suo amico, questo Manetto Ammanatini cui fanno credere di essere un’altra persona, un tale Matteo. Tutti i suoi amici pagano gli sbirri perché lo chiamino Matteo, e alla fine questo legnaiuolo impazzisce, lascia Firenze, va in Ungheria da Pippo Spano, di cui è diventato uomo di fiducia, e a un certo punto della storia Brunelleschi se lo ritrova che ha fatto fortuna. Ri-incontrare Manetto gli fa pensare ‘oh, ma io sono un ganzo, sono un guitto’, come il Ghiberti, per offenderlo, lo aveva definito. Quindi, mette in scena tutta una pantomima sul fatto che lui debba morire, per lasciare solo il rivale, che a lavorare da solo ai progetti di Filippo non ci capisce nulla, perché lui li scriveva in codice, visto che dopo l’episodio delle porte del Battistero non si fidava più di nessuno. Prendeva appunti in un codice che sapeva leggere solo lui. Ghiberti, così, manifesta a tutto il mondo la sua incapacità di portare a termine il compito, e Brunelleschi si riprende da solo il merito, e finisce la cupola. È una storia di rivalità, di amicizia tradita, di grandi guitti bastardi, che con la genialità riescono ad andare oltre i propri limiti e sconfiggere nemici e avversità”.