Mesenotizie la voce delle province

PESCIA - Il presidente Sergio Tintori, della sezione di Pescia di Anpi, ha scritto al Vescovo Roberto Filippini per ringraziarlo dell'attività svolta e dell'impegno profuso nei suoi otto anni di episcopato.
"La notizia della conclusione del Suo episcopato ci è giunta improvvisa, ma non inattesa. Sapevamo che aveva raggiunto il limite di età previsto per l’incarico di Vescovo, anche se la Sua dinamicità, disponibilità ed attenzione al popolo diocesano non lo dimostravano e non lo dimostrano. Speravamo però che la proroga dell’incarico episcopale fosse per l’intero anno e non limitato alla permanenza a Pescia della Madonna del Baldacchino di Raffaello. Forse avevamo solo rinviato mentalmente questo momento di addio, forse non volevamo pensarci.
Dall’esperienza di precedenti episcopati avevamo accolto la Sua nomina nel 2015 con una certa indifferenza, un normale succedersi di Vescovi, che, a dire la verità, fino ad allora avevamo sentito piuttosto lontani dai cittadini, dai loro problemi, dalla loro vita. In poco tempo però abbiamo capito, Lei era diverso e negli anni è divenuto sempre più parte della comunità diocesana, dell’intera comunità, da quella dei piccoli paesi di montagna a quella dei centri più grandi. L’abbiamo vista vicino alle singole persone, partecipe attento e coinvolto della storia anche tragica del territorio che ha segnato i suoi abitanti e ne ha modellato i caratteri.
Ora che ci lascia, capiamo ciò che perdiamo e la ringraziamo per quello che ci ha dato. È motivo di gratitudine in primo luogo la sua vicinanza alla gente, agli ultimi, la semplicità e l’autorevolezza con cui ha avvicinato ciascuno di noi, la condivisione costante e concreta dei principi della Costituzione, nata dalla Resistenza e dal sacrificio di tanti giovani che hanno dato la vita per lasciarci una società migliore, più giusta e libera.
Le saremo sempre grati per la sua costante presenza alle commemorazioni dei numerosi eccidi nazi-fascisti avvenuti in città e nei paesi della montagna pesciatina e per le parole delle sue omelie con le quali è sempre riuscito, partendo dal messaggio evangelico, a proporci riflessioni ed insegnamenti che condannano le guerre e gli atti di violenza e sopraffazione che ogni guerra del passato e del presente ha portato, porta e porterà sempre. Tra gli ultimi suoi interventi non possiamo dimenticare quello pronunciato a Vellano, incentrato sull’effetto devastante della zizzania, e quello di San Quirico del 21 agosto scorso in cui ha sottolineato la necessità di superare la divisione tra popolo eletto e gli altri, estranei: gli uomini, tutti gli uomini, sono una sola unica famiglia umana e fratelli tutti.
La ringraziamo perché ci ha spronati a vivere oltre l’ovvio, oltre gli stereotipi, ad interpretare in modo creativo le nuove esigenze ed emergenze della società operando nel presente per costruire la pace, quella pace che deve riguardare ogni fratello della famiglia umana. La pace, meta ideale forse non raggiungibile pienamente, è anticipata, costruita dai faticosi cammini umani, dalla ricerca dei volti, dai segni di solidarietà che riusciamo ad esprimere. Nelle sue omelie, nei suoi colloqui non ha mai mancato di denunciare le ingiustizie, di smascherare la logica di guerra dietro le scelte militariste, di indicare un nuovo ordine economico internazionale, di impegnarsi per una educazione alla pace. Nella sua voce contro la guerra come mezzo per risolvere i conflitti ci ha detto che Vangelo e Costituzione camminano insieme. E noi tutti abbiamo il dovere di camminare verso la pace e non rimanere indifferenti verso le ingiustizie, le prepotenze, i massacri.
Le Sue parole sono state spesso le nostre e se, ripensando a questi anni del Suo apostolato, capiamo di essere oggi più ricchi e più forti di come eravamo otto anni fa, capiamo di avere più chiaro quale sia la via che una comunità deve seguire, ci sentiamo al contempo più poveri ed insicuri nel proseguire il nostro cammino, consapevoli di non averLa più al nostro fianco; il timore di tornare a prima del 2015 è forte, il cammino certamente più impervio."


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