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PESCIA – Il Comitato per i Cittadini della Valle del Pescia interviene per segnalare, una volta di più, le fragilità idrogeologiche della Valle del fiume Pescia.
“La Valle del Pescia, si presenta come una delle tante vallate cosiddette alluvionali, formatesi nelle ere geologiche del passato. È percorsa da due torrenti principali e da alcuni fossi secondari che scorrono verso il Padule di Fucecchio ed il fiume Arno.
A partire dal 1600, con le prime bonifiche, il percorso di tali torrenti che prima scorrevano liberi, è stato regimato e costretto in un alveo ben definito.
A partire dalla metà del 1900, oltre al consueto utilizzo agricolo, c’è stato un imponente utilizzo del territorio con insediamenti abitativi, nuove strade, attività artigianali e industriali. Tutto ciò è andato ad aggravare il già fragile assetto del territorio, senza tenere di conto delle opere idrauliche necessarie a compensare il peso maggiore che i fossi esistenti venivano a sopportare.
La riflessione che vogliamo fare con il presente articolo è rivolta alla Pescia di Collodi e alla Pescia di Pescia, entrambe con alcuni chilometri di letto di scorrimento al di sopra del circostante piano di campagna, fino a circa 3-4 metri di dislivello. Per la Pescia di Collodi, uno studio uscito nel 2018 stabilisce l’inconsistenza degli argini dall’altezza di via Squarciabocconi al Ponte di San Piero; nel successivo tratto, in direzione sud, il lato sinistro del fiume è corredato di un argine in muratura che, da tempo, presenta profonde lesioni per un tratto di circa un chilometro: la parte superiore del muro si presenta in visibile fase di scivolamento verso l’alveo.
La Pescia di Pescia, per lunghi tratti, a partire dal ponte degli Alberghi in direzione di Chiesina Uzzanese, presenta gli argini composti da terreno sabbioso e quindi soggetto a facili cedimenti durante le precipitazioni importanti. Inoltre si rilevano tratti con importanti accumuli di sedimento, che alzano il livello del letto ostacolando il normale deflusso delle acque e incrementando così il rischio di erosione degli argini e il loro conseguente collassamento.
Le situazioni sopra descritte sono state più volte portate all’attenzione dei vari organi preposti, con visite in loco da noi guidate: fino ad oggi tutto quanto è rimasto lettera morta”.


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