Pubblicato il 11/10/2023 22:21
“Siamo isole. I sentimenti sono ponti. Quando ci si innamora si va a vivere lì, nel mezzo. È lì che ci si costruisce una casa, un riparo. Ogni giorno bisogna fare un po' di manutenzione, di fatica, perché non crolli sotto il nostro peso. Pare ne valga la pena”.
È uscito in tutte le librerie italiane, dopo essere stato presentato in anteprima alla recente Lucca Comics & Games, RIFLESSO PERFETTO, l'ultima opera di Mattia Surroz, valdostano classe 1982, torinese d’adozione, che i lettori della più nota casa editrice del fumetto popolare nazionale, Sergio Bonelli Editore, hanno imparato a conoscere con i quattro volumi di 10 ottobre, docente alla Scuola Internazionale di Comics, disegnatore disneyano.
Un nuovo graphic novel, un’avventura intima e delicata nell’universo dei sentimenti e della memoria. Surroz, all’esordio come autore completo, racconta al lettore come, nella quiete un po’ stantia della casa di riposo, Enea si consumi lentamente nel rimpianto di un amore mai realizzato. Un legame “proibito”, soffocato dalla paura di vivere e dallo sguardo di un mondo ostile.
In gioventù, in una vacanza estiva trascorsa in Val d’Aosta, aveva incontrato Giacomo. Nasce una frequentazione che si prolunga negli anni, sempre di nascosto, un amore che, però, non viene mai dichiarato. Fino a quando, un’estate, Giacomo arriva con la moglie e un figlio.
Passano gli anni. E nella stessa casa di riposo in cui, ormai, Enea Vive, arriva anche Giacomo, il compagno che avrebbe voluto accanto a sé. Lo ha colpito l’Alzheimer. E per lui, per loro, la casualità diventa un’occasione per ritrovare un po’ di quella felicità che, nei lunghi anni della vita, non è stata che un sogno dentro un sogno.
“È nato da una domanda- afferma l’autore in una intervista sul canale tv della casa editrice –una di quelle domande non felici che ti fai prima di andare a dormire. Mi interrogavo su come sarebbe potuta andare la mia vita se. Ti fai una domanda. Quando dai delle risposte, stai imbastendo una forma di narrazione. Non c’è nulla di autobiografico: non ho novant’anni, non vivo in un ospizio. Però cosa sarebbe potuto capitare a una persona come me, se avesse preso strade diverse da quelle che ho preso io? Nella prima pagina ho messo il protagonista nella condizione di dire ‘non ho un’alternativa, non posso scegliere una strada’. Scritta la prima pagina, mi sono accorto di aver già finito il libro. Il protagonista spiga ‘vi sto dicendo che non è successo nulla, il mondo mi ha insegnato solo la vergogna, e niente altro’. Io ho dovuto ubbidire a quella prima pagina. Questo libro non era previsto, non era prevedibile. Non avevo mai preso la decisione cosciente ‘un giorno scriverò una cosa, me la disegnerò’. Collaborare mi piace, mi mette al sicuro, al riparo da un sacco di cose. Ma mi sono reso conto subito che, se volevo raccontare questa storia, non potevo affidarmi ad altri. Quando l’ho finito, sapevo benissimo che non fosse in linea con SBE, nonostante avessi appena finito di pubblicare 10 Ottobre. Quando l’ho fatta leggere a Michele Masiero gli ho chiesto un parere, la risposta è stata ‘vuoi farlo con noi?’”.
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