Pubblicato il 24 agosto, 2023
FIRENZE - Come previsto in queste pagine, dopo il parere espresso dalla Sezione Regionale Toscana della Corte dei Conti (dato però con Deliberazione dell’intera Corte regionale, dunque con una valore maggiore rispetto al parere espresso da un funzionario) in merito alla ammissibilità della fusione tra società diverse e il conferimento di beni che alcune di quelle società consideravano propri ma in realtà sono pubblici perché demaniali, cioè delle comunità che hanno costituito quelle società solo per lo scopo di un migliore funzionamento dei servizi a cui erano preposte, si sono aperte polemiche e arrivano interpretazioni diverse dai vari fronti che si confrontano su una scelta che, effettivamente, coinvolgerà le future generazioni toscane. Mentre sul lato dei partiti quasi tutti tacciono, esclusa Rifondazione Comunista Toscana che ha chiesto le dimissioni dei vertici ALIA e promette battaglia anche legale nei confronti dei Consiglieri comunali e dei Sindaci che si sono espressi a favore del processo della Multiutility, la stessa Alia fa sapere che “Il progetto di creazione della Multiutility Toscana è stato definito e approvato in scrupoloso ossequio ai principi giuridici vigenti e alla disciplina di settore. In merito alla sentenza 159/2023 della sezione Toscana della Corte dei conti, citata dai Comitati, si chiarisce che il principio — richiamato nel dispositivo — relativo alla titolarità delle reti e delle altre dotazioni patrimoniali, non ha alcun impatto sul processo di aggregazione. Peraltro, si condivide pienamente il principio giuridico contenuto nella citata sentenza in base al quale la titolarità dei beni afferenti al demanio indisponibile, anche ai sensi dell’articolo 826 e seguenti del Codice civile, debba essere necessariamente pubblica. Nella fase dell’individuazione delle più idonee modalità di gestione delle singole concessioni di servizio idrico integrato, tale principio sarà indubbiamente rispettato con le modalità più rigorose possibili, come peraltro già avvenuto nella fattispecie paragonabile di Consiag Servizi Comuni.” Alia conclude le proprie considerazioni con una affermazione importante: “L’attività industriale d’interesse della Multiutility viene esercitata in concessione e a prescindere dal presupposto della titolarità delle infrastrutture e degli impianti”. Ma una nuova, lunga, nota del coordinamento regionale dei comitati e associazioni No Multiutility risponde ad Alia: “È probabile che gli autori del progetto di fusione e della successiva quotazione, non si siano accorti della presenza di beni demaniali visto che, come spiega l’esperto nominato dal Tribunale per accertare la congruità del concambio, vi erano parecchie criticità nella valutazione delle società partecipanti alla fusione tanto da portarlo ad assumere acriticamente i valori predisposti dagli amministratori della società. Nemmeno è stata effettuata una due diligence, cioè la verifica da parte di soggetti terzi che avrebbero certamente rilevato la presenza dei beni demaniali. È di notevole gravità il fatto che nessuno se ne sia accorto, è necessaria una maggiore attenzione e precisione, specialmente quando si amministrano beni pubblici come sono le società di proprietà degli Enti Locali, cioè di beni della collettività, Beni Comuni, e non privati anche se sembra, da un simile comportamento che qualcuno se ne sia appropriato. Non prendiamo nemmeno in considerazione l’ipotesi che siano stati volontariamente ignorati, la gravità avrebbe risvolti di altra natura per gli amministratori e Sindaci, la lasciamo al giudizio di chi ne ha la competenza. Sono stati gli approfondimenti del Coordinamento NO Multiutility a rendersi conto del grave e grossolano errore, peraltro dall’esame di una sentenza del Tar Toscana del 2015 dove Consiag era parte. Probabilmente gli amministratori di Consiag se ne sono dimenticati a conferma della superficialità che caratterizza la gestione delle società pubbliche.
Il Coordinamento aveva, a più riprese, denunciato la situazione anche con la collaborazione di un centinaio di consiglieri di minoranza che avevano presentato mozioni in altrettanti Comuni. Nessuno, però, aveva ritenuto opportuno recepire le segnalazioni. Se non ci fosse stata la provvidenziale delibera della Corte dei Conti, con la quotazione in borsa, avrebbero ceduto beni demaniali, cosa che si sarebbe potuto evitare non ignorando le segnalazioni del Coordinamento”. Ma il Coordinamento toscano attacca duramente ALIA proprio dallinvito di ALIA ad evitare strumentalizzazioni: “La questione non è quella della strumentalizzazione così come il NO alla Multiutility non è una posizione ideologica o immotivata o di principio e il Coordinamento non è alla ricerca di visibilità, è il risultato di un approfondimento da parte di cittadini che credono nella partecipazione attiva e che l’art. 1 del d.lgs. 33/2013 invita a promuovere al fine di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche ma che, al contrario, la politica tende ad impedire. Se la diligenza e cura nell’amministrazione della cosa pubblica è quella dimostrata nel caso specifico e se i Sindaci hanno a cuore la cosa pubblica, l’unica soluzione è la revoca degli amministratori della società, tutti, l’intero Consiglio di Amministrazione di Alia che avrebbe dovuto verificare la consistenza dei beni e, sembra, non l’abbiano fatto, oltre agli amministratori ricollocati,Stiamo analizzando e approfondendo altre operazioni e situazioni che lasciano perplessi, non mancheremo di sottoporle a chi ha la competenza del giudizio, in primis cittadini ed utenti.” Infine, i numerosi comitati e associazioni che da anni si battono per l’applicazione in Toscana e non solo dei risultati del referendum del 2011 sull’acqua pubblica rinnovano “l’invito ad annullare tutto il percorso sin qui realizzato, a confrontarsi con cittadini e utenti che nell’organizzazione e nella erogazione dei servizi di interesse economico generale di livello locale sono la centralità del sistema, come dettato dall’art. 3 (Principi generali del servizio pubblico locale), comma 3, del d.lgs. 201/2022 (Riordino della disciplina dei servizi pubblici locali di rilevanza economica)”. Certo è che la palla però deve tornare alla politica – di cui si nota l’assordante silenzio - che deve esprimersi e recuperare scelte ben precise, altrimenti ha ragione Tommaso Nencioni che in una nota, ripresa anche da Maurizio Brotini della segreteria regionale CGIL Toscana, afferma “Un particolare secondario ma significativo della vicenda Multiutility. In Toscana il PD sta decidendo di mettere nelle mani di fondi speculativi ciò che rimane dei servizi pubblici essenziali, ovviamente con la connivenza della destra sedicente sovranista, che non vede l'ora di regalare la gestione della nostra acqua a uno speculatore francese o americano. Fin qui nulla di nuovo e nulla di male, lo fanno da vent'anni, sono scelte (basta poi non meravigliarsi perché non li vota più nessuno). Negli ultimi tempi, e qui il dettaglio che mi preme sottolineare, i vertici stessi delle aziende da privatizzare - aziende a guida pubblica, che dovrebbero gestire i servizi nell'interesse di tutti i cittadini - stanno entrando in campo sostenendo apertamente la propria privatizzazione. Si tratta probabilmente di un gioco delle parti, poiché il Pd si vergogna a difendere pubblicamente la propria scelta e prova a farla ammantare da un mare di tecnicismi dai vertici aziendali. Però questo intreccio tra politica, stato ed economia è esattamente ciò che Berlinguer denunciava quando parlava di questione morale".
Ivano Bechini