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PESCIA - Individuati nelle ore scorse dei Carabinieri della Stazione di Pescia i responsabili di reati in danno delle chiese “Cattedrale” e “Santuario della Madonna di Pie’ di Piazza”, situate nel centro storico pesciatino: si tratta di due italiani di 36 e 44 anni, con precedenti penali, arrestati in flagranza di reato per furto aggravato continuato. Nella serata di giovedì 1 febbraio i due si sono introdotti prima all’interno della Cattedrale di Pescia ed approfittando del fatto che non vi fosse nessuno all’interno, mentre uno di loro rimaneva alla porta d’ingresso a fare da “palo”, l’altro si avvicinava ai portacandele dell’altare della Madonna ed asportava monete e banconote dalla cassetta delle offerte utilizzando la cosiddetta “tecnica del nastro biadesivo”, che consiste nell’inserire una fettuccia di nastro biadesivo all’interno della cassetta, facendolo passare dalla fessura ove si inseriscono le monete per poi tirarlo su, recuperando i valori e le banconote che rimangono attaccate all’adesivo. La scena veniva ripresa dalle immagini di videosorveglianza della chiesa. Pochi minuti dopo, ultimato il furto in Cattedrale, i due si dirigevano nel Santuario “Madonna di Pie’ di Piazza” ove, utilizzando la stessa tecnica, asportavano denaro dalla cassetta delle offerte. Nel frattempo giungeva in chiesa una fedele che notando i due uomini armeggiare di fronte al candeliere, avvisava prontamente la locale Stazione Carabinieri descrivendo i due individui. Grazie alla segnalazione i militari si mettevano immediatamente alla ricerca dei due soggetti che venivano bloccati pochi minuti dopo mentre, a passo svelto, si stavano dirigendo verso la Stazione Ferroviaria. La successiva perquisizione permetteva di rinvenire in possesso dei due la somma di 150 euro in monete e banconote, un rotolo di nastro biadesivo, una minitorcia e astine metalliche utilizzate per essere introdotte all’interno della fessura della cassetta delle offerte. Il denaro veniva restituito al parroco Don Valerio.
I due venivano quindi tratto in arresto e posti agli arresti domiciliari in attesa di processo per direttissima.


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