Pubblicato il 22 marzo, 2023
Gli ultimi tre anni sono stati difficili per il mondo del lavoro dell'agricoltura: restrizioni, pochi aiuti e fallimenti sono stati decisivi. Secondo la Coldiretti Toscana, come enunciato in occasione del convegno del 17 marzo scorso tenutosi ad Arezzo, il lavoro nel settore agricolo ed agroalimentare è una realtà solida che gode di buona salute. Una visione che non convince però Massimo Gervasi, presidente di APIT. “Le politiche del settore così come le associazioni di tutela si sono svegliate tardi. Oggi, proprio a causa degli innumerevoli fallimenti indotti, numerose aziende agricole sono in mano a multinazionali, banche e società assicurative sono i nuovi proprietari terrieri – le sue parole - secondo Eurostat, la proprietà delle aziende agricole si è ridotta di almeno un terzo. Si tratta di nuovi proprietari, che talvolta non hanno nessun legame con la produzione di cibo né intenzioni di tutela idrogeologica e di pratiche agro-ecologiche. Fenomeno che ha attirato l'attenzione della stessa Unione europea, la quale ha proposto di fissare un limite massimo di 500 ettari posseduti da un solo proprietario e non di pochi soggetti, spessi estranei al settore, preservando cosi il modello mediterraneo di produzione degli alimenti”.
La concentrazione dei nuovi agricoltori fondiari desta molta preoccupazione per diversi motivi. “Motivi economici principalmente, legati al tipico atteggiamento predominante delle multinazionali – ha aggiunto - un altro importante motivo è la poca attenzione sulla qualità del cibo e nella scelta e nella tendenza di coltivare solo ciò che conviene di più a livello economico, abbandonando colture più specifiche del territorio o meno redditizie, ma fondamentali per la biodiversità rurale”. E per quel che riguarda il domani, le prospettive non sarebbero incoraggianti. “In occasione della convention della Coldiretti si è parlato di migliaia di posti di lavoro nell' imminente futuro – ha concluso Gervasi - prospettiva surreale poiché le stesse grandi aziende agricole fondiarie hanno già messo in campo e fatto ricorso a meccanismi tecnologici e meccanici che andranno ad escludere le figure non specializzate, oltre ad una sicura devastazione del suolo, sottoposto a stress e sboscamenti. Anche qui, lo stesso Consiglio economico e sociale europeo, ha dimostrato preoccupazione legato ai fenomeni di accaparramento, che starebbero distruggendo il modello tipico ma conservatore legato a produzioni di tipo familiare con appezzamenti piccoli e diffusi sui territori. E le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti: aumento speculativo dei prezzi degli alimenti agroalimentari, aumento dei prezzi della terra, perdita di ricchezza prodotta per la collettività e rinnovo generazionale al rilento, nonché accelerazione del degrado ambientale”.