Mesenotizie la voce delle province

Firenze - La Segretaria della Cisl Toscana Nord-Pistoia Alessandra Biagini interviene sulla situazione socio-sanitaria in provincia: ” Oggi più di ieri saltano agli occhi le criticità del sistema socio-sanitario anche sul nostro territorio , governato più dal principio della riduzione dei costi piuttosto che da quello di una seria riorganizzazione dei percorsi diagnostico terapeutici assistenziali volti ad ampliare e diversificare l’offerta. Le persone che maggiormente risentono di questa situazione sono quelle più fragili dal punto di vista della salute e deboli dal punto di vista economico e sociale e fra queste gli anziani che spesso sono affetti da patologie croniche e hanno continuo bisogno di assistenza. Come Organizzazione Sindacale non possiamo che denunciare le criticità del sistema sanitario pistoiese.
Sul territorio abbiamo tre ospedali due dei quali ,quello di Pescia e San Marcello che hanno perso negli ultimi anni servizi importanti per i cittadini . Se pensiamo alla montagna pistoiese non possiamo dimenticare il Protocollo D’Intesa del 2019 e il Cronoprogramma mai attuato nella sua interezza ; la Cisl su questo tema si è sempre impegnata monitorando la situazione e portando ai vari tavoli istituzionali le criticità per cercare di trovare soluzioni , ribadendo più volte alla Regione e ASL che occorre più impegno per garantire una giusta copertura sanitaria in un’area interna come la nostra montagna.
Questi tre presidi comunque da soli non riescono a dare quelle risposte immediate ai cittadini che hanno invece “ bisogni immediati”, basta pensare ai pronto soccorso ,oberati di lavoro,sempre saturi , dove i tempi di attesa sono lunghissimi perchè mancano i medici di chirurgia d’accettazione e urgenza e allora la soluzione tampone che le Asl regionali hanno individuato è quella di avvalersi di professionisti “a gettone” a tempo. Ma non è questa la soluzione? Quello che è ancora più grave è che manca un piano assunzionale per il 2023 e che noi chiediamo insistentemente da tempo. Per evitare che tutti corrano al pronto soccorso per qualsiasi cosa anche non grave occorrerebbe una rete di servizi sul territorio che funzionasse, fra i quali l’assistenza domiciliare , l’unità di continuità assistenziale, la sanità di iniziativa per le malattie croniche, la guardia medica , le case di comunità che nella riorganizzazione della sanità territoriale dovrebbero raggiungere gli obiettivi di poter dare tutti i servizi all’utente. La nostra paura invece è quella che restino belle strutture, costose, ma vuote da figure professionali come i medici di medicina generale e i pediatri , per questo è fondamentale che anche i medici di famiglia ,come tutte le altre specializzazioni , entrino a far parte del SSN come dipendenti . Un altro problema è quello della loro sostituzione al momento del pensionamento, tutto quello che si riesce a fare è proporre l’innalzamento da 1000 a 1800 assistiti per medico , ma in questo modo com’è possibile garantire un buon servizio ai pazienti ?
E’ il momento di correre ai ripari,serve concretezza e realizzare sul territorio quello di cui c’è veramente bisogno”.


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