Mesenotizie la voce delle province

PRATO - Secondo il Dossier statistico sull'immigrazione realizzato dal Centro Studi Idos, i migranti residenti in Toscana al 31 dicembre 2021 sono 424.215, pari oltre un decimo (11,5%) della popolazione regionale, un’incidenza ampiamente superiore alla media italiana (8,8%). Di questi oltre il 19% è costituito da minori, mentre le imprese condotte da cittadini stranieri sono quasi 60mila, soprattutto nei settori delle costruzioni, del commercio e del manifatturiero. Nel 2021 i lavoratori stranieri in Toscana costituiscono l’11,9% degli occupati totali, valore che colloca la Toscana ben oltre la media italiana (10%), inserendo la regione tra quelle in cui gli immigrati danno un contributo significativo al mercato del lavoro, anche se da anni il modello di inserimento, non diversamente da quel che accade nel resto del Paese, rimane caratterizzato da una loro maggiore concentrazione nei posti di lavoro meno protetti.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dal Dossier sull'Immigrazione di Idos, realizzato in collaborazione con il Centro studi Confronti e l'Istituto di studi politici Pio V, presentato nell'incontro pubblico di oggi 24 marzo alla Biblioteca Lazzerini "Costruire il futuro" per analizzare l'impatto delle migrazioni sul contesto socioeconomico pratese, la situazione degli studenti con background migratorio e l'aspetto della salute mentale. Lo studio affronta il fenomeno sotto molteplici aspetti, analizzandone le cause - le tre "C" che alimentano le migrazioni, ovvero conflitti clima e Covid con 275mila attraversamenti illegali nell'UE solo nei primi 10 mesi del 2022, secondo i dati dell'Agenzia Frontex- e le politiche di governo da parte dei Paesi Europei, senza tralasciare l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia oltre un anno fa (che ha portato in Italia 154mila profughi), la gestione dei migranti in ogni regione d'Italia e il recentissimo Decreto Cutro, i n materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare».

L'incontro è stato organizzato dal Comune di Prato, dalla Cooperativa sociale Sarah e dalla Caritas Diocesana con la partecipazione del sindaco Matteo Biffoni e dell'assessore alla Cultura e alla Cittadinanza Simone Mangani. Sono intervenuti inoltre Francesco Paletti, responsabile dell'Osservatorio Povertà e Risorse di Caritas Pisa, Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle migrazioni all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e responsabile del settore economia e lavoro della Fondazione ISMU, Massimo Bressan e Fabio Bracci di Iris Ricerche, Stefano Pollini, Stefania Neroni e Mario Battiato delle Rete Presidi degli Istituti scolastici di Prato, Ivan Pucci, docente del Centro Provinciale Istruzione Adulti e Sergio Zorzetto, etnopsicologo dell'Unità Salute Mentale Adulti dell'Usl Toscana Centro. Gli interventi sono stati moderati dal giornalista Giacomo Cocchi.

A Prato in base ai dati raccolti ed elaborati dall'Ufficio Statistica del Comune, gli immigrati residenti al 31 dicembre 2022 sono 46.901, pari al 24% della popolazione totale (195.331), una percentuale che conferma Prato il Comune capoluogo con la più alta incidenza in Italia. A fine 2022 i cittadini cinesi residenti a Prato sono 29.882, corrispondenti al 63,6% degli stranieri presenti in città, con un incremento annuale positivo di circa 2.000 persone, superiore ai saldi, già molto elevati, registrati negli ultimi 3 anni, che si attestavano sotto 1.500. In termini percentuali sul totale della popolazione pratese l’incidenza della popolazione cinese durante il 2022 cresce di un punto percentuale: dal 14,3% al 15,3%. Le altre cittadinanze più presenti sono in ordine quella albanese (3.753 residenti, -61 rispetto al 2021), rumena (3.160, -60), pakistana (2.368, +207), marocchina (1.326, -46) e nigeriana 740, -36). L’incremento della popolazione cinese è dovuto principalmente al saldo migratorio (+ 1.845). Dopo il calo del 2020 sono riprese nel 2021 e continuano a crescere le immigrazioni dall’estero (da 869 a 1.247, superiori anche al 2019 in cui erano state 1.027), mentre quelle da altri comuni italiani restano abbastanza stabili (da 827 a 865, erano state 917 nel 2019).

Il Comune di Prato è capofila nel Sistema di Accoglienza e Integrazione SAI (ex SPRAR) e coordina questo progetto in tutta la Provincia di Prato, con gli altri sei comuni del territorio. Aderisce al progetto SATIS (Sistema Antitratta Toscano Interventi Sociali), progetto per l’emersione e la tutela delle vittime anche potenziali di tratta e sfruttamento lavorativo e sessuale, presso il Servizio immigrazione ha aperto uno sportello di riferimento in cui fornisce le informazioni ai richiedenti asilo e alle potenziali vittime di sfruttamento che richiedono aiuto e protezione internazionale. Attualmente nell'ambito del progetto SAI vengono accolte attualmente in totale 91 persone in 18 strutture disseminate in tutti i Comuni della Provincia di Prato. Si tratta di migranti e famiglie di diverse provenienze, e diverse età, provenienti da paesi quali l'Ucraina, il Mali, il Gambia, la Nigeria, il Pakistan, l'Afghanistan e il Bangladesh, che hanno lo status di richiedente asilo, rifugiato o sono vittime di sfruttamento lavorativo o di violenza domestica. La modalità di accoglienza diffusa attuata in Toscana si è dimostrata la più efficace per l'integrazione dei migranti nel contesto sociale e lavoirativo dei terrirori di accoglienza. Infatti il progetto comprende collaborazioni con il Centro di Salute Mentale di Prato, con il Centro Antiviolenza La Nara, con il Centro per l’Impiego, con la Rete Antitratta sessuale e lavorativa, con Enti di formazione e Agenzie Interinali.

Inoltre, per quanto riguarda l'integrazione a scuola, il sistema di rete costruito a Prato fin dal 2007 prevede l'accordo e la collaborazione del Ministero della Pubblica Istruzione, della Regione Toscana, dell'Ufficio Scolastico Regionale e Provinciale, di tutti i Comuni dell'Area pratese, dei 14 Istituti comprensivi, del Coordinamento diocesano delle scuole paritarie e delle 9 scuole superiori del territorio: l'accordo ha portato molteplici risultati, tra cui l'organizzazione di corsi di taliano L2 e campi estivi interculturali, laboratori linguistici attraverso attività ludiche e relazionali, creazione di ambiente scolastico plurale attraverso altre lingue, laboratori di facilitazione linguistica durante l’anno scolastico, moduli di apprendimento linguistico cooperativo a classe intera (didattica inclusiva), laboratori di preparazione all’esame, sportelli di mediazione linguistico-culturale presso ogni istituto (nel 2022 svolte 1148 ore ), tutoraggio docenti e coordinamento didattico e formazione dei docenti con specializzazione insegnamento L2. I laboratori linguistici durante l'anno scolastico in corso sono stati frequentati da 1813 alunni di primarie e secondarie di primo grado.

Infine l'integrazione non significa solo lavoro e non può prescindere dalla salute e dalla cura della persona: il 12% degli utenti dell'Unità Psichiatria della Usl Toscana Centro è di origine straniera, un numero che sale al 20% nel caso di minori che si rivolgono all'Unità di salute mentale e adolescenza, a causa soprattutto degli effetti negativi della doppia migrazione, ovvero bambini che lasciano il proprio paese di origine, arrivano in Italia, e dopo pochi anni vengono rimandati in patria per apprenderne la cultura. Un doppio sradicamento insomma, che può dar luogo a vari problemi di identità e di relazione.L'obiettivo dell'inclusione della persona, infatti, passa sì dalla sua completa integrazione nel sistema socio-assistenziale, ma anche e soprattutto in quello socio-sanitario.

L'intervento del sindaco Matteo Biffoni ha fatto riferimento al gravissimo naufragio di Steccato di Cutro, in cui hanno perso la vita 72 persone :"A fronte di circa 20.000 sbarchi dei primi due mesi e mezzo del 2023, dobbiamo essere consapevoli di ciò di cui stiamo parlando, rispetto a un fenomeno locale, regionale, nazionale ed internazionale che c'è stato, c'è e che ci sarà anche nei prossimi anni. Scommettere sul proprio futuro da un'altra parte è nell'indole dell'essere umano e quindi studiare le dinamiche, sapere i numeri e conoscere le percentuali serve per impostare le politiche, per capire come agire - afferma il sindaco Matteo Biffoni -. Ecco perché un dossier statistico come questo ci aiuta a contestualizzare il fenomeno, a prendere delle decisioni su un tema che è profondamente sentito dalle persone, soprattutto per coloro che cercano un futuro in un territorio diverso da quello di provenienza e a gestire più efficacemente le dinamiche delle migrazioni che esistono e che continueranno ad esistere. La speranza è che questi numeri aiutino la politica a prendere il coraggio di fare quello che negli ultimi 20 anni non è stato fatto: aggiornare gli strumenti con cui si prova a gestire il fenomeno dell'immigrazione".

"Questo è un fenomeno che non caratterizza solo il territorio di Prato, ma tutta la Provincia e i suoi 7 comuni. Costruire il futuro vuol dire pensare a guardare avanti insieme, per incrementare quelle politiche che hanno reso possibile una forma di convivenza in grado di attutire l'impatto sulla vita delle persone che arrivano, oltre che di quelle che già risiedono nel nostro territorio - afferma l'assessore alla Cittadinanza Simone Mangani -. Il 24% della popolazione residente proveniente da Paesi terzi extra Unione europea, si alza al 29% con le scuole di ogni ordine e grado ed è una percentuale che decresce andando avanti con i cicli scolastici. Su questo i Comuni tutti assieme fanno politiche con la Regione, l'Ufficio scolastico provinciale, l'azienda sanitaria locale e ad altri attori del territorio. Da 15 anni c'è un protocollo che regola questa attività, "Scuola, inclusione e convivenza", con attività scolastiche ed extrascolastiche e un finanziamento da parte dei comuni e regionale ed è lo strumento formale che tiene assieme, all'interno dell'attività scolastica, le attività degli enti".

Il contesto economico della città di Prato in relazione all'Immigrazione è stato invece al centro dell'analisi di Massimo Bressan di Iris Ricerche, che ha evidenziato come il 70% circa dell'export pratese sia nel settore moda e abbigliamento, in gran parte a traino dell'imprenditoria cinese: "Il distretto tessile pratese dovrebbe essere chiamato "Distretto del tessile-abbigliamento" perché dal primo decennio di questo secolo c'è stata una crisi del tessile con una forte perdita occupazionale e, al contrario, nel primo e nel secondo decennio c'è stata una crescita costante del settore dell'abbigliamento, specie per quanto riguarda gli occupati - afferma Massimo Bressan -. Il valore dell'export ha superato quello del tessile nel 2020-2021. Il 2022 è stato invece un anno di grande crescita, ma la realtà è che il nostro distretto è oggi un territorio con 2 trazioni importanti: quella del settore abbigliamento che è la prevalente, e quella del tessile, peraltro entrambi in trasformazione. Una forte riorganizzazione che porterà anche maggiori accorpamenti in futuro".

IL DOSSIER. - Tornando a quanto emerge dal Dossier sull'immigrazione 2022, nel corso del 2021 l’economia della Toscana ha vissuto una fase di rilancio, uscendo dalla stagnazione causata dalla pandemia da Covid-19 che aveva caratterizzato l’anno precedente. La crescita è stata trainata dal buon andamento dei settori tipici della specializzazione manifatturiera regionale, come la moda e dalla ripresa del turismo. Nello stesso periodo, il numero degli occupati stimato dalla Rilevazione continua sulle forze di lavoro (Rcf) dell’Istat si è attestato a quota 1.546mila e tra questi il numero di occupati con cittadinanza non italiana a quota 180mila. La distribuzione dei lavoratori per tipologia professionale fotografa una situazione di persistente segmentazione del mercato del lavoro, che offre opportunità assai diverse a italiani e stranieri. Questi ultimi sono in larga maggioranza impiegati come lavoratori manuali (62,%), in mansioni non qualificate (24,4%) o richiedenti una specializzazione (37,6%). Una quota piuttosto rilevante di lavoratori immigrati (il 28,5%) svolge professioni a media qualifica come quelle di impiegato, addetto alle vendite o ai servizi personali; infine, solo il 9,5% degli occupati stranieri ha un lavoro come dirigente o svolge professioni intellettuali o tecniche. Anche la distribuzione degli occupati stranieri nei vari settori non è mutata in modo significativo rispetto agli scorsi anni, confermando le specifcità dell’inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro. In sintesi, gli occupati stranieri sono molto più propensi degli italiani a lavorare nel comparto del lavoro domestico e, in misura minore, nelle costruzioni e nel settore agricolo. Colpisce soprattutto il dato relativo ai servizi domestici, che occupano il 19,1% degli occupati stranieri ma solo l’1,5% degli italiani. Le proporzioni sono un po’ meno squilibrate nel comparto delle costruzioni (11,3% contro 5,5%) e nell’ agricoltura (5,7% contro 2,8%).

Per quanto riguarda invece l'imprenditoria straniera, secondo i dati di Infocamere/Centro Studi Tagliacarne, nel corso del 2021 le imprese gestite da cittadini nati all’estero sono ulteriormente cresciute rispetto all’anno precedente, toccando quota 59.977, in ulteriore lieve aumento rispetto all’anno precedente (+1,4%); mentre continuano a calare le imprese gestite da italiani (-0,7%). In Toscana spicca il numero di imprese “immigrate” a conduzione femminile (27,7%), che raggiungono una quota superiore a quella del Paese nel suo complesso (24,3%). Nel 2021 la crescita delle imprese a conduzione immigrata non ha riguardato però tutte le province: si è avuta una contrazione del loro numero in quelle di Firenze (-2,7%) e Massa-Carrara (-2,2%). In numeri assoluti, quasi metà di queste imprese sono ancora concentrate nei territori di Firenze (30,1%) e Prato (17,3%). Guardando ai settori, la maggior parte è attiva nel commercio (27,3%), nelle costruzioni (23,9%) e nella manifattura (18,7%).

Sul fronte scuola, nell’anno scolastico 2020/2021 gli alunni stranieri iscritti nelle scuole toscane sono diminuiti: di poco dato che sono passati dai 72.919 dell’anno scolastico 2019/2020 ai 71.769 dell’anno successivo, l’1,6% in meno (pari a -1.150 studenti), anche se la diminuzione appare leggermente più marcata della media nazionale (-1,3%). Il fenomeno è comunque rilevante perché dopo almeno un decennio di crescita ininterrotta, la popolazione scolastica di origine immigrata non cresce. Beninteso, non si tratta di una tendenza limitata agli alunni stranieri, è il numero complessivo degli studenti delle scuole della regione che è diminuito, dato che all’inizio dello scorso anno scolastico negli istituti della Toscana si sono contati 6.683 iscritti in meno. Per gli stranieri, però, la frenata è stata lievemente più brusca: -1,6% contro -1,3% degli italiani. Sono le ripercussioni della pandemia sul mondo della scuola, che hanno assunto rilevanza statistica soltanto un anno dopo, che consentono di spiegare in parte l’andamento delle iscrizioni all’anno scolastico 2020/2021; da tenere sotto attento monitoraggio anche il prossimo anno per capire se la diminuzione sarà riassorbita e, dunque, se si tratta di un fenomeno transitorio, strettamente legato alla fase emergenziale, oppure se avrà un efetto di trascinamento più prolungato nel tempo. La diminuzione degli alunni stranieri non ha una connotazione territoriale dato che riguarda tutte le province della regione, eccezion fatta per quella di Lucca (+0,8%), sia pure con intensità variabile: il calo più marcato ha interessato le province di Grosseto (-3,1%) e Firenze (-2,9). I più penalizzati sono stati gli alunni di prima generazione, quelli che non sono nati in Italia: si tratta di circa un terzo (30,3%) di tutti gli studenti stranieri toscani dato che la stragrande maggioranza (69,7%, pari a 50.054 iscritti) è di seconda e terza generazione. È proprio in questa prima componente, infatti, che si riscontra la diminuzione percentuale più marcata: -5,4% (a fronte di un decremento medio degli studenti regionali dell’1,3%), mentre gli alunni nati in Italia registrano addirittura un lievissimo segno positivo (+0,2%). Soprattutto, però, l’andamento generale degli iscritti è collegato al grado scolastico ed è mediamente più intenso per gli studenti stranieri sia in senso negativo che positivo. Nelle scuole dell’infanzia nell’a.s. 2020/2021 la popolazione studentesca è diminuita del 5,7%, quella degli alunni stranieri del 10,3%. Al polo opposto le scuole secondarie di II grado. Qui gli iscritti sono aumentati: dell’1,9% in generale e del 7,3% con riferimento agli studenti immigrati. In mezzo ci sono le scuole primarie, in cui si è registrata una diminuzione media del 2,7%, che per gli stranieri sale al -3,5%, e le secondarie di I grado (rispettivamente -1,0% e -1,7%). Nonostante ciò i 71.769 studenti stranieri rimangono una componente strutturale delle scuole toscane, pari al 14,5% di tutti gli scritti, la stessa incidenza dell’a.s. 2019/2020 e ampiamente superiore sia alla media nazionale (10,3%) che a quella dell’Italia Centrale (11,8%). L’incidenza si modifca, però, nei diversi ordini scolastici: nelle scuole dell’infanzia, quelle che hanno registrato la diminuzione più sensibile, si ferma al 15,4% (era al 16,2% un anno prima), rimane stabile alle primarie (dal 16,3% al 16,2%) e nelle secondarie di I grado (da 15,4% a 15,2%), mentre risulta in aumento in quelle di II grado (da 11,4% a 12,0%).

I due anni di pandemia, insomma, qualche cicatrice l’hanno lasciata, ma gli stranieri continuano a costituire una parte rilevante della società toscana del presente e del futuro.


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